L'articolo precedente, ha evidenziato le regole principali per la costruzione delle forme standard accordali più comunemente utilizzate.
Bene, oggi ci addentreremo nello studio delle alterazioni di tali accordi, in modo tale da avere una visione più completa degli stessi.
Un accordo alterato è un accordo in cui l'alterazione cromatica delle voci dell'accordo, non ne modificano la funzione modale\tonale dello stesso.
Per comprendere meglio il significato di questa definizione, consideriamo un accordo di dominante, (caratterizzato da una triade maggiore, con un intervallo di settima minore). Se per tale accordo andiamo ad alterare il 5° dello stesso, otterremo:
- Un accordo di dominante con 5°# (eccedente): aumentando cromaticamente il valore del 5°;
- Un accordo di dominante con 5°b (diminuita): diminuendo cromaticamente il valore del 5°;
Da cui si evince che l'accordo continua ad essere un accordo di dominante.
Lo stesso ragionamento può essere applicato ad un accordo Maj7, in cui un alterazione del 5° in eccesso\difetto, non comporterebbe una variazione di categorizzazione dell'accordo. Analogamente, un alterazione in difetto del 5° su un accordo Min7, ne comporterebbe la variazione della categoria di appartenenza, infatti l'accordo diventerebbe un accordo Min7b5 (semi-diminuito).
Di seguito viene mostrato l'esempio delle alterazioni possibili su un accordo di D. Sulla terza misura è evidente un secondo rivolto di D, che armonicamente coincide con D7b5, ma diventa Ab7b5.
Quanto indicato sopra dimostra quindi che le uniche alterazioni utilizzabili, che non provocano modificazioni nella categoria di appartenenza di un accordo, sono le alterazioni del 5°.
Le alterazioni dei gradi 3° e 7°, comportano sempre modificazioni della categoria di appartenenza dell'accordo stesso.
Gli accordi rivolti sono utili sostituzioni che non comportano modificazioni della categoria di appartenenza dell'accordo.