mercoledì 28 giugno 2023

Il Mercato Musicale Internazionale 2023 (Parte 1)

 

Come avevo promesso nel mio precedente post, ieri, mi sono documentato un pò sullo stato del mercato discografico internazionale e  sono emerse delle cose interessanti.

Fermo restando che tra le statistiche (fonte IFPI MUSIC REPORT 2023) ci sono anche i casi che eccedono la regola, in ogni caso pare che in venti anni di mercato musicale, ci sia stata sostanzialmente un'inversione di tendenza che ha portato a quello che oggi è considerato il mercato digitale musicale per eccellenza o anche digital music industry. 



Il grafico sopra riportato mostra esattamente quello che è successo; come potete notare, dal 1999 al 2001 le revenues espresse per segmento, si aggiravano intorno a 20 miliardi di dollari, con crescita significativa fino proprio al 2001. Anno del boundary, visto che da quel momento in poi c'è stato un crollo significativo del segmento "phisical" (ossia revenue da vendite dirette di dischi), che ha raggiunto il picco minimo di 4,6 miliardi di dollari nel 2022.

Il grafico in realtà mostra anche altre cose interessanti, come potete vedere, ci sono cinque colori diversi, rappresentati e descritti in legenda, che indicano rispettivamente:

  • Rosso: Revenue da dischi e materiale discografico affine;
  • Celeste: Revenue da Streaming;
  • Verde: Revenue realizzate in seguito a download e altri canali digitali;
  • Viola: Revenue da performance live;
  • Giallo: Revenue da Sincronizzazioni, ossia da canali pubblicitari.
Se analizziamo i dati dell'anno 2022 e li rapportiamo in percentuale ai risultati dell'anno precedente, otteniamo infine una distribuzione di questo tipo:

  • Streaming: +11,5%;
  • Phisical: +4%;
  • Download e other Digital: -11,7%;
  • Performance rights: +8,6%;
  • Synchronization: +22,3%.
Questo mostra come sia notevolmente cambiata la situazione rispetto ai primi venti anni di attività musicale, in cui era preponderante un ritorno diretto sia dai canali di vendita di materiale discografico fisico (e quindi cd, vinili e il relativo merchandise),  sia delle performance live, che in quel periodo si aggiravano in torno agli 0,7 miliardi di dollari. Se ci pensate un'attimo, non era molto complesso il modello di business che veniva adoperato in quel periodo, tra l'altro le revenue live non erano neanche incredibilmente alte.

Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, per cui c'è anche da dire che in quel periodo c'erano anche molti meno artisti di oggi e che le revenues erano ripartite tra poche elite. Oggi invece le cose si sono completamente trasformate, e l'adozione di canali mediatici digitali per la distribuzione della musica in stream, l'adozione del sistema dei tags per il calcolo delle conversioni e la centralizzazione della distribuzione radiofonica, hanno generato nuovi canali di ritorno, tale per cui, ad oggi, il canale dedicato allo Streaming ha praticamente raggiunto il volume d'affari che vent'anni fa aveva la distribuzione diretta dei dischi. Strano? Molto probabilmente no! Per un'artista che cosa significa questo, che è più semplice generarsi un'entrata reddituale, persino senza fare lives? Questa è una questione che mi sta turbando da anni e forse, oggi, grazie a questo studio, avremo la risposta.

Se ci pensiamo un'attimo, la cosiddetta user experience legata al mondo della musica è sempre stata caratterizzata da quella, che nel grafico è espressa di viola, ossia le performances live. Se ci pensiamo bene però, la copertura effettiva di un evento live non è così incredibile; all'interno delle fan base, c'è chi non genera conversioni ne per eventi lives, ne per acquisti diretti, e la cosa fa pensare ad una copertura debole. L'avvento del digital stream invece ha per assurdo consentito ai fan di non sostenere un costo diretto per l'ascolto della loro musica preferita. Di conseguenza, grazie agli accordi tra media digitali, media partner e collecting society, si è venuto a creare del valore altrimenti non presente. 

Questo valore, che poi si è concretizzato nelle revenue generate dagli stream digitali e dai digital download, ha consentito agli autori di identificare un nuovo canale di ritorno su cui concentrarsi per guadagnare due soldi.



Lo studio mostra inoltre una crescita significativa delle revenues nelle aree come Sud Africa (+34,7%), Nord, Nord-est Africa (+23,8%), Sud-America (+25,9%) e Asia (+15,4%), fattore che potrebbe sembrare abbastanza normale, visto anche il molto probabile basso utilizzo, per tali aree, negli anni passati (ma per questo non abbiamo dati significativi da confrontare nell'immediato).

Questo però mostra anche che ad oggi c'è una convergenza maggiore relativamente all'uso  dei canali musicali, e che la copertura alla fine è aumentata, sebbene, la musica non costituisca un bene di prima necessità, oggi è disponibile ovunque e praticamente a costo-zero.


Tornando quindi alla domanda che mi sono posto prima, oggi quindi si può guadagnare con la musica senza fare lives? La risposta è in teoria si, in pratica, dobbiamo affrontare ancora alcune problematiche, che a questo punto descriverò nel prossimo post, che dedicherò alla descrizione dei processi usati nelle major discografiche, volti alla creazione e alla conversione di un canale "Artist-Oriented".